PRAGA - DRESDA

RACCONTO (seconda parte)

 

Da Dečin verso la Frontiera

Confine
Varcare una frontiera, è sempre un’emozione. Tanto più se conquistata sui pedali con il sudore della fronte e del corpo! La frontiera fra la Repubblica Ceca e la Germania non prevede né guardie né posti di blocco, per noi ciclisti ci sono solo dei grossi pali verdi in mezzo alla pista a rimarcare la linea. E già si respira aria tedesca! (Soprattutto per quanto riguarda i prezzi e l’aspetto economico-finanziario del viaggio!).

A ridosso della frontiera, mentre l’Elba scorre nella valle, si trova Hrensko, un insieme di ville e alberghi allineati lungo la sponda della Kamenice. Questo piccolo fiume dalle acque limpide prima di gettarsi nell’Elba attraversa un gioiello di natura poco noto in Italia, il Parco Nazionale della Svizzera Boema. Hrensko è considerata la porta naturale, viene denominato infatti “The Western Gate of Bohemien Switzerland”.

Sachsische Schweiz
Il paesaggio, fiabesco, è caratterizzato da straordinarie formazioni di roccia plasmate dall’azione degli agenti atmosferici che svettano nella foresta e creano uno spettacolo di pinnacoli di roccia. Tra il gruppo, c’è chi decide di non salire perché troppo stanco, ma lo spettacolo naturale all’interno del Saxon Switzerland National Park (Sächsische Schweiz) è semplicemente inaspettato e meraviglioso! È una gioia per lo sguardo!

Nel ridiscendere a valle, seppur pienamente soddisfatta, sento anch’io la stanchezza della giornata. La via per Dresda è ancora lunga, cerco di resistere per alcuni chilometri, ma inutilmente. Avrò calibrato male le energie, sarà che “sedentari si nasce e sportivi non ci si inventa”… ma alla fine mi arrendo, scendo definitivamente dalla bicicletta e mi faccio accompagnare alla stazione ferroviaria più vicina per raggiungere Dresda direttamente in treno! “Oddio! Altra sconfitta?” – penseranno alcuni!

Senza sensi di colpa, siedo in treno mentre dal finestrino vedo scorrere un paesaggio calmo e piatto. Alla stazione di Dresda, mi accoglie una pioggia sottile ed insidiosa; indirizzo e cartina in mano mi avvio a piedi alla ricerca dell’hotel.
in treno
Chiedo ai passanti, prendo un autobus che porta in periferia, non vedo insegne dell’hotel, lo zona è deserta, continua a piovere, e dopo aver girato a vuoto per i quartieri simmetrici, tutti uguali, della periferia di Dresda, suono al campanello di una casa. Si affaccia un signore, giuro di non essere una venditrice porta a porta e di non chiedere soldi, ma semplicemente un’italiana, completamente bagnata dalla pioggia, alla ricerca dell’hotel Prinz Eugen che, a quanto pare, dovrebbe trovarsi nei paraggi. Prendo appunti: girare a destra, poi a sinistra, sempre dritto, poi di nuovo a sinistra. Mi incammino e dopo circa due chilometri, scorgo l’insegna dell’hotel.

All’arrivo in albergo il clima è teso come una corda di violino, non so cosa sia successo, ma gli accompagnatori sono visibilmente irritati! Il tutto degenera all’ora di cena; a tavola la discussione è caotica, il gesticolare è selvaggio, la confusione è indicibile, ognuno estrae dalla tasca una piantina della città di Dresda, e c’è chi chiede la strada più breve per arrivare in centro, chi vuole sapere gli orari d’apertura dei musei, chi spera di prendere la bicicletta anche il giorno dopo nonostante il programma non lo preveda, chi ha il mal di testa e
sbotto
non vuole perdere l’occasione di farlo sapere a tutti, chi racconta un aneddoto del figlio, chi ricorda un’amica che una volta era stata a Dresda e aveva visto un negozietto tanto carino da non perdere assolutamente…

Ed è lì, che, sommerso dalle domande, l’accompagnatore non riesce più a trattenersi, rompe le regole dell’etica professionale e invece di fare appello a “buona capacità di problem solving e buona gestione dello stress”, sbotta: “Voi siete il peggior gruppo che abbia mai avuto in tutta la mia vita!”.

Sbalorditi, stupefatti, quasi inorriditi, siamo rimasti a bocca aperta. Ne è seguito un silenzio così profondo, mai sentito in sette giorni di viaggio!

 

 

Dresda1
Dresda

“Da un punta di vista culturale PRAGA È A UN TIRO DI SCHIOPPO DA DRESDA”; scrive Bruce Chatwin. Evidentemente non intendeva in bicicletta!

Comunque, tra mille peripezie, eccomi a Dresda. Dopo aver impiegato svariati mezzi di trasporto, quali: il bus, la bicicletta, la barca, il piroscafo e il treno, ho raggiunto la meta del viaggio. Arrivata a quella che viene definita la “Firenze dell’Elba” (Ho notato che è un vizio accostare una città italiana ad una europea in un gioco di somiglianze e differenze; la più gettona è Venezia da “Amsterdam la Venezia del Nord” a “San Pietroburgo la Venezia del Nord” ).

A Dresda c’è il sole, e per rimanere fedele alla linea, raggiungo il centro città in bicicletta, insieme a qualche superstite del gruppo! Alla faccia di chi ci dava per spacciati!

Dresda si presenta con eleganza ed imponenza; le architetture rinascimentali e barocche risplendono al sole. Nonostante l’intero centro storico fu distrutto da un agghiacciante bombardamento nel febbraio 1945 (ritenuto un crimine di guerra simile a quello di Hiroshima) che rase al suolo più del 75% della città,
Dresda2
ora Dresda è quasi completamente ricostruita.

Da ammirare il suggestivo scenario della Theaterplatz, il magnifico Teatro dell’Opera (Semperoper), espressione dell’architettura teatrale dell’Ottocento, la Frauenkirche (Chiesa di Nostra Signora), importante luogo di fede del Protestantesimo in Sassonia, il monumento alla memoria del teologo tedesco Martin Lutero, il complesso architettonico dello Zwinger, edificio barocco con pinacoteche, giardini, gallerie d’arte e collezioni, la Augustus Strasse con i 102 metri del muro delle scuderie reali decorati con 24.000 piastrelle in porcellana di Meissen e per i lettori di “Utz” di Chatwin, è da ricordare che la prima porcellana europea venne sviluppata proprio a Dresda nel 1710 e che oggi, non a caso, la città annovera la più vasta collezione di porcellane al mondo! Da perdersi nel brulicare semplice e tranquillo delle viuzze del centro, da assaggiare la cucina sassone ricca di piatti forti (zuppe e gulasch sopra tutti) da accompagnare con la sicurezza di una birra tedesca.